venerdì 6 marzo 2009

Mission e contenuti di Cinemonitor.it



Roma 5 marzo 2009
Cinemonitor.it è un portale insolito, proviene da una realtà universitaria, è finalizzato a monitorare il mondo del cinema e si rivolge al web 2.0 con finalità di finestra collettiva.
Ho usato il termine “insolito” per non dire unico: abbiamo fatto varie ricerche in questo senso e non abbiamo riscontrato neppure all’estero iniziative simili.
L’idea di varare cinemonitor è nata due anni fa quando Mario Morcellini, il Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma, mi ha incaricato di istituire un Osservatorio sul cinema in Italia, il cui prodotto finale avrebbe dovuto essere la creazione di un portale, aperto ai contributi degli studenti e dei professionisti del settore.
Abbiamo lavorato due anni per progettarlo e fabbricarlo, lo abbiamo sottoposto a un rodaggio di tre mesi e oggi siamo pronti, pur sapendo che è ancora perfettibile, il che dipende in gran parte dal vostro contributo, dalle vostre critiche e dai vostri suggerimenti.
Direi che, come si usa dire oggi, la “mission” che ci distingue è voler mettere in comunicazione il cosiddetto “mondo del cinema”, in realtà un microcosmo formato da poche migliaia di persone, con “il vero mondo del cinema”, che è quello formato da milioni di giovani.
Sono loro i nostri veri interlocutori e sbagliamo quando ci rivolgiamo a loro solo come spettatori, mentre sarebbe ben più proficuo poter contare su una rete di comunicazione permanente che guardi ai loro reali interessi e alle loro proposte.
Faccio un esempio: a partire dal successo di La notte prima degli esami, in Italia è scoppiato il boom del filone giovanilista. Credendo di avere tra le mani il cuore e il cervello dei giovani e del loro mondo, i nostri produttori si sono lanciati in una serie di prodotti che hanno imitato quel primo esordio inanellando, vedi i risultati al box office di questi ultimi mesi, una serie di flop inaspettati. Forse, avendo una maggiore frequentazione del mondo giovanile, queste pellicole avrebbero potuto essere evitate o almeno rese più appetibili.
Non a caso, abbiamo letto di recente sulla stampa americana che Hollywood ha arruolato come “opinion leader” della produzione giovanile campioni di giovani, dai teenager ai liceali, ai quali vengono sottoposti preventivamente copioni e soggetti. E’ un idea magari neppure tanto originale, che però sottolinea l’esigenza di creare ponti e reti tra mondi che tendono a non comunicare.
L’altro elemento che distingue la nostra iniziativa è un assioma di cui siamo fermamente convinti e che abbiamo posto a frontespizio della nostra missione: “il cinema non è più solo”.
Con l’avvento di internet è nato un nuovo mondo.
Come gli emigranti di un tempo, tutti noi dobbiamo metterci in viaggio verso un mondo che ancora non conosciamo, ma che esiste, fa milioni di proseliti ogni minuto, pronto a modificare e anche devastare il pianeta della comunicazione al quale siamo stati abituati.
Basta osservare i risultati di un recente convegno tenutosi presso l’MIT (Creativity in The Digital Era), al quale hanno partecipato i rappresentanti delle major companies internazionali (gli unici italiani presenti erano gli inviati di cinemonitor e non lo dico per vantare meriti, ma semmai per lamentare l’inerzia dell’industria cinematografica nostrana), per rendersi conto che l’intero mondo del cinema e il suo sistema di funzionamento non saranno più gli stessi, grazie e a causa del nuovo mondo che popola il web. Mi riferisco al dilagante fenomeno dell’ “User Generated Content”, finalizzato alla produzione di nuovi contenuti generati direttamente dagli utenti, fenomeno al quale il cinema, come pure la televisione, non potrà restare estraneo.
Perché siamo convinti che il cinema non sia più solo?
Non tanto perché se gli spettatori diventano anche autori ci chiederemo che stiamo a fare noi. Non è questa la ragione. Ma perché con la nascita di nuovi strumenti di comunicazione e di diffusione cambierà, volenti o nolenti, il nostro stesso modo di fare spettacolo, di fare cinema, di raccontare storie.
Ha pienamente ragione Frank Moss, il direttore del Media Lab al MIT quando scrive che: “il modo di raccontare le storie dipende soprattutto dagli strumenti di cui disponiamo. Per questo, la ricerca di nuovi tool corrisponde alla ricerca di nuovi modi di raccontare”. Da quando è arrivato internet, noi non siamo più soli e se non lo capiamo sin d’ora finiremo per essere travolti.
Del resto non c’è di che stupirsi se oggi le idee, le storie, i racconti e i video di milioni di persone, giovani e meno giovani, sono stati “sdoganati” e hanno trovato in rete, per la prima volta nella storia dell’umanità, un luogo dove confrontarsi, farsi vedere, stringere amicizie, in una parola: comunicare.
Le cifre parlano da sole: il social network conta al momento oltre 500 milioni di utenti, vedi il successo dilagante prima di Youtube (20 milioni di visitatori al mese), quindi di Myspace (180 milioni di iscritti) e ora di Facebook: creato nel 2004 da uno studente di Harvard, nel 2009 si appresta a superare Myspace (solo in Italia ha già raggiunto 7,5 milioni di iscritti).
Il rapporto dell`Onu reso noto poche ore fa indica che il numero di coloro che navigano nel web è più che raddoppiato tra il 2002 e il 2008, passando dall`11 al 23% della popolazione mondiale, dato che induce il palazzo di vetro ad affermare: “oggi un quarto dei terrestri sono Internauti”. E più di metà dei terrestri possiede un cellulare: per l’esattezza 4 miliardi e 100 milioni di persone, su una popolazione totale di 6 miliardi e 700 milioni. La soglia del 50% è stata raggiunta nel 2007; quest`anno siamo al 61%.
Non è un caso se conoscendo queste cifre Hollywood, putroppo sempre prima dell’Europa (per non parlare dell’Italia) ha capito l’antifona e sta correndo ai ripari.
Non a caso Steve Jobs ha investito i profitti della Apple per diventare azionista di maggioranza della Disney.
Non a caso, lo stesso inventore di Facebook, il ventenne Mark Zuckerberg, ha progettato con la Sony un film ispirato ai messaggi e ai video del suo sito (va segnalato che al fenomeno Facebook sta lavorando anche un gruppo di filmakers italiani con un instant movie che speriamo di vedere presto sui nostri schermi).
Per non essere da meno Myspace (subito acquistata dalla Fox di Murdoch) ha autorizzato la Vertigo a produrre The Faint Heart, dove storia, script e cast vengono inventati in contatto quotidiano con gli utenti.
(continua alla U.R.L. http://www.cinemonitor.it/contenuto.asp?uid=NE6DU2K5NCSG1QDJNE2XJMU7OTNTXPDRAN2M98VNQ )
H.P. ( http://www.cinemonitor.it/ )

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